Udine, 12 marzo 2022, Cimitero di San Vito
Ricordare qui Emilio, come mi è stato chiesto da Daria che ringrazio per il difficile compito, pone evidentemente delle difficoltà che credo tutti a siano chiare. La più immediata è l’imperativo a evitare ogni retorica, questo perché Emilio per noi è presente (e il suo giudizio conta) e lui era esattamente l’anti retorica fatta persona. E questo incipit forse non gli sarebbe piaciuto perché già ovvia retorica..
La seconda perché è stata persona complessa.
Premetto che non ho intenzione di parlare di architettura, dell’importanza del suo lavoro e della passione comune che ci ha legati.
Vorrei che le mie parole non fossero di ricordi e pensieri personali ma invece fosse possibile condividerle con gli amici comuni.
Dopo la notizia della sua morte ho telefonato a Paolo Nicoloso, grande amico di Emilio e mio, che è qui presente ed abbiamo parlato ovviamente di Emilio : alcune cose che dirò abbiamo scoperto essere sentimenti comuni. La prima- che è poi il derivato di tutto quello che Emilio era – si può descrivere nel fatto che chiunque venisse in contatto con lui percepiva la necessità di una visione delle cose “piu alta” mai ristretta, provinciale, riduttiva, semplificata, e che quindi ti metteva di fronte a responsabilità maggiori, più complesse. Il ragionamento qualunque esso fosse si collocava ad un altro livello, un po’ più impegnativo ma più significativo. La sua era una capacità di discernere fra ciò che era essenziale e ciò che lo era di meno: nella politica, nelle vicende che ci circondavano, nella cultura, nella scienze esatte, (sua passione), fra le persone e ovviamente, nell’ architettura. Possiamo fare a meno di parlare del lavoro di Emilio Mattioni architetto anche perché le parole per descrivere il suo pensiero e la sua personalità posso essere trasferite direttamente a definire i caratteri della sua architettura .
La sobrietà è una di queste ad esempio è anch’essa descrittiva a suo tempo del carattere e delle sue architettura.
Sobrietà come stile di comportamento, ma anche come stile di pensiero. Il rifuggire dai toni eccessivi senza sminuire la radicalità, a volte, dei giudizi. Sobrietà e discrezione. Sobrietà anche nei gesti, tale da farne un signore, quasi uscito da un romanzo di Thomas Mann, ma lui avrebbe accettato, ne sono certo, una analogia non meno pregnante e adeguata, per cui si sarebbe schernito e compiaciuto: quella con Mies van der Rohe.
E la sobrietà era accompagnata dall’esattezza, un valore molto importante.